Si dice che esistano pochissimi artisti in grado di dipingere qualsiasi cosa, cantare l’elenco del telefono, scrivere su qualunque argomento e restare fedeli a loro stessi, donando pura arte al pubblico. L’immensa Virginia Woolf è senza dubbio tra questi. Scrittrice dotata di rara sensibilità, si è potuta concedere il vezzo di scrivere un intero, meraviglioso libro su un cane. Ma non un cane qualunque: qui si parla di un nobilissimo cocker spaniel, compagno di avventura della poetessa inglese Elizabeth Barrett Browning.
Flush. Biografia di un cane è un curioso e riuscitissimo esempio di letteratura canina. Pubblicato nel 1933, viene oggi proposto al pubblico italiano da Feltrinelli. Il libro è corredato dalle splendide illustrazioni create da Iratxe López de Munáin.
La trama
L’incipit è decisamente altisonante, considerato che si parla di un cane, e pertanto volutamente ridicolo: «È un fatto universalmente riconosciuto che la famiglia dalla quale il protagonista di queste memorie vanta la sua discendenza è delle più antiche. Non è dunque strano che l’origine del suo stesso nome si perda nella notte dei tempi. Milioni di anni fa» eccetera. Si parla dell’immaginaria storia della nobile stirpe canina dei cocker spaniel di cui Flush, nato nel 1842, è degno rappresentante.
Tra le pagine troviamo quindi un vero e proprio viaggio dell’eroe: dalle campagne inglesi con la Signora Mitford alla Wimpole Street di Londra, chiuso in una stanza buia con la poetessa malata Elizabeth Barrett.
A narrare la storia della vita di Flush, dalla nascita alla morte, è un sedicente biografo; in realtà, Virginia Woolf scelse di scrivere questa biografia canina proprio analizzando le lettere di Elizabeth Barrett, di cui viene anche riportato qualche estratto originale. La poetessa amva a tal punto il suo cane da citarlo spesso nei suoi carteggi.
La recensione di Flush. Biografia di un cane, di Virginia Woolf
Tra viaggi (compreso un lunghissimo soggiorno italiano), aspettative, rocamboleschi amori canini e rapimenti, questo libro può essere molto amato sia dai giovani lettori sia dagli amici dei cani. In generale, data l’eccellente fattura, è un libro che ci offre una scrittura fluida che sa essere sia umoristica che lirica – oltre a regalarci uno spaccato piuttosto interessante della società dell’epoca vittoriana.
Non si direbbe che la scrittice abbia fatto tanta fatica a scrivere questa storia. Invece nel suo diario Virginia Woolf parla così di Flush. Biografia di un cane (Feltrinelli): «Veramente è l’ultimo giorno del 1932, ma sono così stanca di limare Flush – dieci pagine al giorno sono un tale sforzo per il cervello» oppure «sono così felice di essermi liberata della pagina 100 di Flush – è la terza volta che riscrivo la scena a Whitechapel e dubito che ne valga la pena – che non posso fare a meno di svagarmi su questa libera pagina azzurra». Questo è un libro che lei considerava ingiustamente «sciocco» e una «perdita di tempo» e che invece per noi lettori è assolutamente geniale e delizioso.
D’altra parte Virginia Woolf, con il suo solito acume, aveva previsto (e snobbato) anche la nostra reazione scrivendo, sempre tra le pagine del suo diario: «credo che sarò molto avvilita dal genere degli elogi. Diranno che è delizioso, delicato, signorile. E sarà popolare».
Ebbene sì, cara Virginia, non averne a male ma questo libro è davvero delicato e delizioso.
DIARIO DI UNA SCRITTRICE, DI VIRGINIA WOOLF – LEGGI LA RECENSIONE
Virginia Woolf
Casa editrice
Feltrinelli
Anno
2019
Genere
Narrativa
Formato
Rilegato
Pagine
165
Traduzione
Iolanda Plescia
ISBN
9788807033650