Tutti i racconti è l’opera definitiva che permetterà a tutti gli appassionati di considerare Bernard Malamud come un vero maestro del genere racconto.
L’autore, vero e proprio punto di riferimento della narrativa ebraico-americana, è stato infatti sempre considerato come un genio dei romanzi, ma la sua carriera è strettamente legata a questa forma più breve.
Pubblicato per minimum fax alla fine del 2019, questa straordinaria opera rende davvero omaggio a Bernard Malamud, seguendo il grande filone della letteratura americana vicina al racconto, che annovera figure come Poe, Hemingway, Carver e Cheever.
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La trama
Il volume (che esce nelle traduzioni di Giovanni Gabellini, Igor Legati, Vincenzo Mantovani, Donata Migone e Ida Omboni) raccoglie ben 55 racconti scritti da Malamud tra il 1940 ed il 1982, e che sono stati assemblati precedentemente in altre raccolte tra cui Il barile magico, Ritratti di Fiedelman e Il cappello di Rembrandt. Altri invece son stati pubblicati postumi.
Il lavoro di raccolta e selezione che è stato fatto per creare un’opera del genere pare davvero impressionante. Il libro si presenta ai lettori come una raccolta di gioielli, una sorta di album fotografico che potrete scegliere se gustare tutto d’un fiato o poco alla volta.
In questi racconti Malamud parla di personaggi mossi dall’empatia, in un continuo gioco di rimandi tra prima persona e narratore esterno. La tematica ebraica, da sempre cara all’autore, viene universalizzata, resa unica ed unita alla realtà.
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La recensione di Tutti i racconti, di Bernard Malamud
Certo, la carriera di Malamud resta indissolubilmente legata alla produzione di romanzi come L’uomo di Kiev o Le vite di Dubin, ma grazie al genere racconto lo scrittore attraversa letteralmente il Novecento, descrivendocelo attraverso una miriade di punti di vista, di sguardi interni ed esterni ad ogni storia.
Parliamo di punti di vista non solo per la molteplicità di personaggi, ma anche per la presenza contemporanea di protagonisti, narratore ed autore, il quale interviene direttamente nella narrazione. Gli obiettivi sono però diversi: il personaggio “vive” la storia, il narratore entra in empatia con il personaggio, mentre l’autore resta super partes.
Nella scrittura e nei racconti di Bernard Malamud, quindi, se l’autore è colui che inventa la trama e la arricchisce, il narratore ha il compito di raccontarla al lettore, partecipando però attivamente. Anche perché le tematiche sono potenti: emarginazione, inclusione sociale, estraniamento, fede, libertà e credenza.
Il tutto gettato in pasto alla realtà americana, in un incontro/scontro di cultura che fa diventare universali quelli che nel libro sono percorsi collettivi. Immancabile quindi il tema della memoria, che si lega all’idea di fedeltà verso noi stessi e verso gli altri. E questo continuo conflitto tra memoria, cultura e fedeltà, è il sentiero che Malamud segue per sbrogliare i nodi di ogni singola vita, puntando come sempre su una prosa limpida, asciutta, lavorando cioè per sottrazione.
Tutti i racconti è quindi un’opera immediata, solida, potente, radicata nell’io e nel mondo, e che grazie ad un complesso gioco di specchi dà valore all’essenzialità.
Bernard Malamud
Casa editrice
Minimum Fax
Anno
2019
Genere
Narrativa
Formato
Brossura
Pagine
700
Traduzione
Giovanni Gabellini
ISBN
9788833890869