Una delle ultime proposte di Sky in ordine di tempo è Zero Zero Zero, serie tv creata da Stefano Sollima, Leonardo Fasoli e Mauricio Katz, e diretta dallo stesso Sollima, da Janus Metz e Pablo Trapero.
Zero Zero Zero è la trasposizione dell’omonimo romanzo di Roberto Saviano, che come è ormai nel suo stile ha creato una storia/inchiesta sul mondo della droga. La serie si avvale dello stesso team che ha curato Gomorra, di cui fanno parte lo stesso Saviano, Max Hurwitz e Maddalena Ravagli. La produzione è cofirmata da Cattleya e Bartlebyfilm per Sky e Canal+.
A differenza di Gomorra questa volta si è puntato su un cast internazionale e di grande livello, con Andrea Riseborough, Dane DeHaan, Gabriel Byrne, Harold Torres, Giuseppe De Domenico, Francesco Colella e Tchéky Karyo.
Leggi anche – Yellowstone. La recensione della serie tv Sky con Kevin Costner
La trama
La serie tv entra nei meandri dell’impero mondiale della cocaina, ci fa scoprire i segreti ed i movimenti minimi che ne creano l’equilibrio, e pone l’accento sui legami tra criminali, potenti organizzazioni e mediatori.
La prima stagione è un viaggio che parte dai cartelli messicani e arriva alla ‘ndrangheta (unendo quindi produttori e spacciatori), passando da uomini d’affari corrotti e istituzioni che gestiscono denaro sporco.
Nello specifico seguiamo un carico di cocaina che una famiglia calabrese ha acquistato. Tra il Messico, gli Stati Uniti, l’Africa e la Calabria, lo vediamo in partenza, ne seguiamo il tragitto e la consegna. Una storia che sposta lo sguardo dalla merce ai personaggi che le ruotano attorno, e sui meccanismi grazie ai quali l’illegalità entra nell’economia legale.
Zero Zero Zero – La recensione
La cocaina è l’elemento centrale di tutta la storia. Grazie ad essa si muovono più livelli narrativi e tutta la piramide del potere e del crimine si sposta all’unisono passando dalla strada agli uffici dei potenti.
Far parte di questo gioco vuol dire ambire al potere, saper gestire situazioni che possono degenerare da un momento all’altro, muovere ogni tassello al momento giusto. La storia mostra chiaramente come la droga influenzi la vita e le relazioni delle persone con cui entra in contatto, e questo vale per tutto il mondo.
Come accaduto per il libro e per Gomorra, questa serie si basa su un profondo lavoro di ricerca, e cattura lo spettatore proprio perché è la verità ciò che ci sta raccontando. Le molteplici ambientazioni, poi, regalano alla prima stagione un senso di internazionalità che non guasta mai, e che è confermato dal cast.
Stefano Sollima è una garanzia insomma, e tra spostamenti di punti vista, violenza ed emozioni, ci porta letteralmente in viaggio insieme alla droga, in quel mercato che oggi vale 352 miliardi di dollari, il 97,4% dei quali riciclato poi nei mercati bancari di Usa ed Europa.
Leggi anche – La casa di carta. La recensione della quarta stagione