Esce il 23 settembre il nuovo libro di Antonio Scurati. Si intitola M L’uomo della provvidenza, ed è il secondo capitolo della trilogia iniziata con M Il figlio del secolo.
Quello che propone Antonio Scurati è “un viaggio attraverso il fascismo per rifondare il nostro antifascismo, al di là di ogni ideologia”. Proseguendo nel suo lavoro di ricostruzione storica e civile, Antonio Scurati ci narra gli anni in cui il Fascismo si consolida e pone le basi per la propria corruzione.
Al tempo stesso mette in scena uomini e donne che in quell’Italia hanno riposto ogni speranza e con le loro ambizioni e le loro gesta hanno creato la Storia da cui veniamo.
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La trama
Dalle “leggi fascistissime” del 1926, che sanciscono il definitivo smantellamento dello Stato liberale, fino alla grande Mostra con cui nel 1932 il fascismo celebra se stesso nel decennale della Marcia su Roma: in questo nuovo pannello della sua opera Antonio Scurati narra gli anni in cui il regime si consolida e ambisce a permeare ogni aspetto della vita sociale e spirituale italiana.
Sono anni straordinari, nei quali Mussolini è costantemente a rischio — per la grave ulcera che lo affligge e per i quattro attentati cui scampa per un soffio — eppure trionfa su tutti gli avversari, impone la nuova scansione del tempo dell'”era fascista” e viene definito da Pio XI “l’uomo che la Provvidenza ci ha fatto incontrare”.
M. avvia grandi opere pubbliche, impone una tassa sul celibato per accrescere la potenza demografica italiana, si destreggia tra moglie e concubine, vede agitarsi intrighi e congiure. Il Parlamento ascolta sbadigliando l’ultimo discorso in cui il decrepito Giovanni Giolitti si appella ai valori dello Statuto Albertino, in un’aula ormai gremita solo di camicie nere; il Re si lascia scortare dalla Milizia Nazionale — esercito privato di Mussolini; una capillare rete di delatori informa la Polizia segreta sulle trame dei dissidenti in Italia e all’estero; i sindaci diventano podestà e Gentile dà alle stampe il Manifesto degli intellettuali fascisti, mentre D’Annunzio a Gardone è ormai “un bambino viziato che costa troppo”. E intanto l’esercito italiano si macchia di orrendi crimini di guerra per conquistare i deserti dell’entroterra libico.
Il commento su M L’uomo della provvidenza
In questo nuovo pannello della grande opera di Scurati (Bompiani) si raccontano la vita di corte da basso impero del regime fascista, la lotta sanguinosa e meschina tra le fazioni e i primi passi nel delirio di onnipotenza bellicista del Capo supremo, che in Libia dà vita a un impressionante sistema di campi di concentramento su grande scala dove attua un programma di “pulizia etnica” che precede tristemente quelli più noti del nazismo e dello stalinismo.
I dissidenti esuli in Francia, il dirigibile di Nobile che sorvola il Polo Nord, le trattative internazionali per frenare la svalutazione della lira durante la crisi economica, le bombe del colonnello Graziani che cadono sui “ribelli” del Fezzan: in questo secondo libro lo sguardo si allarga al mondo, che Mussolini vorrebbe vedersi piegare sotto il tacco dello stivale italiano.
In particolare, in questo libro Scurati solleva il velo dell’oblio sulle vicende dell’impresa coloniale africana: il colonnello Graziani riceve l’ordine di estendere il dominio italiano all’intera Libia, e avanza verso il deserto facendo largo uso delle bombe chimiche — con l’iprite e il fosgene, dagli effetti letali e vescicanti — e concentrando centinaia di migliaia di persone in campi di concentramento dove moltissimi di loro avrebbero trovato la morte.
Grazie a documenti inediti o poco noti, in questo volume le fonti non sono solo controcanto al racconto ma costruiscono sottotrame avvincenti, che raccontano meschinità e sogni del fascismo al potere.
A partire dal 1927, pur rimanendo al centro della scena, Mussolini non viene più narrato dall’interno bensì dai suoi più stretti collaboratori o in quanto figura pubblica, proiezione dell’immaginario collettivo e simulacro del culto della personalità.
Antonio Scurati
Ricercatore alla TULM di Milano e membro del Centro studi sui linguaggi della guerra e della violenza. Editorialista della “Stampa”, ha scritto i saggi Guerra. Narrazioni e culture nella tradizione occidentale (2003, finalista al Premio Viareggio) e Televisioni di guerra (2003).
Bompiani ha pubblicato, in versione aggiornata, il suo romanzo d’esordio 11 rumore sordo della battaglia (2006, Premio Fregene, Premio Chianciano), i saggi La letteratura dell’inesperienza (2006), Gli anni che non stiamo vivendo (2010), Letteratura e sopravvivenza (2012) e i romanzi 11 sopravvissuto, con cui l’autore ha vinto la XLIII edizione del Premio Campiello, Una storia romantica (2007, Premio SuperMondello), 11 Bambino che sognava la fine del mondo, finalista al Premio Strega 2009.
Del 2011 il romanzo, uscito sempre per Bompiani, La seconda mezzanotte e del 2013 Il padre infedele, ancora finalista al Premio Strega. I suoi libri sono tradotti in numerosi paesi stranieri.