Dieci storie quasi vere

Dieci storie quasi vere – Daniela Gambaro

Daniela Gambaro è una sceneggiatrice per il Cinema e la tv, di origini venete e  romana d’adozione. Con questa raccolta di racconti, Daniela Gambaro esordisce nella narrativa in grande stile: il suo Dieci storie quasi vere (Nutrimenti, 2020) è stato infatti finalista al Premio Calvino 2019, dove ha ottenuto la menzione speciale.

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La trama

Un luogo nascosto e due adolescenti. Un ragazzo che si ritrova impegnato, suo malgrado, nella ricerca di una tartaruga nel giardino di una famiglia pronta al trasloco. Un bambino che col primo sorriso sceglie a chi assomiglierà da grande. Un altro bambino nato così piccolo che sua mamma sogna le verrà ricucito nella pancia, fino a diventare maturo. Una donna che dimentica la figlia in automobile e va al lavoro.

Una babysitter che mangia solo pollo fritto e vuole diventare suora. Una stanza in più, che nasconde qualcosa di pesante, che non dovrebbe stare lì. Due genitori che usano l’ inglese per parlare tra grandi e non farsi capire dai bambini. Una madre che ha perso un figlio. Una bambina luminosa, che attira le zanzare e non può mangiare i popcorn al cinema.

Dieci storie quasi vere di Daniela Gambaro – La recensione

Questi racconti sono piccoli scorci sul privato rotto e sfilacciato di alcune famiglie. Madri, padri, nonni, bambini, aspiranti suore, qualche animaletto ricorrente come la tartaruga e dei luoghi che riportano il lettore all’aperto, fuori dal claustrofobico ambiente casalingo: giardini, spiagge, campeggi, riserve indiane. Storie tristi, verosimili, umanissime, sicuramente imperfette.

Non c’è qui un’umanità invincibile, esemplare, da osservare con ammirazione. Non ci sono vincitori né vinti nelle conflittualità madre-figlia, marito-moglie ma piuttosto personaggi nevrotici, repressi, talvolta speranzosi ma quasi sempre disillusi. Personaggi stanchi, che però reagiscono in qualche modo, come possono, tra le tortuosità del quotidiano – un po’ come la tartaruga, simbolo di resistenza e longevità ma anche sinonimo di zone sotterranee della psiche. I loro non sono reali problemi di sopravvivenza, si tratta di famiglie benestanti, ma sono appunto quei dilemmi, quei non detti, quei segreti che fanno scricchiolare una storia personale non così drammatica agli occhi di osservatori esterni, magari vicini di casa o amici di famiglia.

Racconti che iniziano in un punto nel tempo e vanno avanti e indietro. Su quell’indietro spesso c’è un’incrinazione, un incidente, una tragedia, un trauma di qualche tipo a fare da punto di rottura. Può essere un ricordo d’infanzia finito letteralmente asfaltato dall’uomo (Giavasco), un animale scomparso (Il signor Avezzù pensava), una fuga di gas (Aderenze), una dimenticanza fatale (La Llorona). In avanti nel tempo, invece, ci si ritrova in un avanti anche di qualche anno, cosa inusuale per un racconto.

Questo però non porta a una conclusione vera, a una morale della favola. Finita una storia, ne inizia subito un’altra. Quelle che sembrano epifanie, in realtà si risolvono spesso in un nulla di fatto, in una piccola apertura che non porta a grandi sconvolgimenti, in semplici constatazioni di ciò che è.

Non sono loquaci, questi personaggi. Si tengono ben lontani dal raccontare apertamente i fatti loro o le cose di cui vengono a conoscenza. Però ci sembra di vederli e di conoscerli tutti, specialmente le figure femminili, con i loro segreti, i loro rancori e le loro frustrazioni. Sono forse queste donne, con le azioni ma soprattutto con le loro distrazioni, a creare grande tensione, a muovere tutto.

Nessuno dei personaggi, direbbe il lettore, è all’altezza di particolari imprese memorabili. Ma in un mondo pieno di eroi e di facciate impeccabili o almeno perfettamente ritoccate, forse non c’è niente di più epico di dieci storie quasi vere.

copertina
Autore
Daniela Gambaro
Casa editrice
Nutrimenti
Anno
2020
Genere
Narrativa
Formato
Brossura
Pagine
136
ISBN
9788865947791
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diMarta Lilliù

Sono nata ad Ancona nel 1985 e sono cresciuta ad Osimo. Sono laureata in Lettere (Università degli Studi di Macerata) con una tesi in Storia Moderna sulle Suppliche del XVIII sec. dell’Archivio Storico di Osimo. Sono diplomata in Pianoforte e in Clavicembalo (Conservatorio “G.Rossini” di Pesaro).
Dal 2012 abito e lavoro in Liguria, dove ho approfondito l’ambito della didattica musicale (abilitandomi all’insegnamento del Pianoforte presso il Conservatorio “N.Paganini” di Genova) e della didattica speciale, cioè rivolta al Sostegno didattico ad alunni con disabilità (Università degli Studi di Genova). Ho vissuto a Chiavari e Genova. Attualmente vivo a Sestri Levante, dove annualmente si svolgono il Riviera International Film Festival e il Festival Andersen.
Sono docente di Pianoforte a tempo indeterminato a Levanto, Monterosso e Deiva Marina.
Abbandono talvolta la Liguria per muovermi tra le Marche e Londra, città in cui ricopro ufficialmente il ruolo di...zia!