La fantascienza è la protagonista della serie tv Away, in onda su Netflix ed interpretata da Hilary Swank e Josh Charles.
Away però è una serie particolare, perché accanto allo spazio e alla fantascienza classica mette in scena il turbine di emozioni e sentimenti che investe i protagonisti e le loro famiglie.
SCOPRI IL NOSTRO SHOP ONLINE CON TANTI PRODOTTI A TEMA LETTERARIO
La trama
Nella serie tv Away, creata da Andrew Hinderaker e prodotta per Netflix da Jason Katims, il premio Oscar Hilary Swank interpreta l’astronauta Emma Green, che deve guidare un equipaggio durante la prima missione internazionale su Marte.
Oltre a lei, gli altri 4 astronauti (tre uomini e una donna) provengono da Cina, Russia, Inghilterra e India. Dieci puntate in cui il racconto si divide tra il passato ed il presente, e tra lo spazio e la terra, dove sono rimaste le famiglie degli astronauti.
Mentre il viaggio prosegue e si fa sempre più intenso e pieno di pericoli, Matt, il marito di Emma che lavora come ingegnere alla Nasa (Josh Charles) e la figlia adolescente Alexis (Talitha Bateman), si trovano costretti a dover fare a meno di lei in un momento difficile delle loro vite.
I rapporti all’interno dell’equipaggio e quelli tra lo spazio e la terra si fanno quindi sempre più complessi proprio a causa della distanza dagli affetti, e pian piano che si avvicina il sogno di Marte, la famiglia si allontana.
Away – La recensione
Il sogno della conquista dello spazio, e di Marte in generale, sta al centro della serie tv Away, che dopo la prima stagione è stata però cancellata da Netflix. Dieci puntate in cui si uniscono alla fantascienza anche la ricerca dei sentimenti umani, il distacco dalla famiglia, i concetti del sacrificio e del senso del dovere e il difficile percorso delle donne nella realizzazione lavorativa, soprattutto in certi ambiti.
Emma Green è un’astronauta arrivata all’apce della sua carriera, ma che nella sua vita ha dovuto lottare duramente tra i doveri di madre ed i suoi sogni di carriera. Proprio su questo triplice ruolo di Emma, che è moglie, madre e comandante della missione Atlas, si espande tutto il nocciolo della narrazione di una serie che va oltre la fantascienza appunto, e che si concentra più sulle difficoltà di conciliare affetti e lavoro che sulla conquista di Marte.
La donna dovrà sudare per conquistarsi la fiducia dell’equipaggio, dovrà risolvere problemi tecnici sulla nave spaziale, prendere decisioni importanti, ma soprattutto dovrà imparare a stare lontana dalla famiglia, a non tenere tutto sotto controllo, a lasciar crescere sua figlia da sola con il padre.
In Away non conta tanto l’obiettivo (Marte in questo caso) quanto il viaggio, che viene descritto pienamente, in ogni sfumatura tecnica ed umana, persino nelle cose che si lasciano a terra. Tra ambientazioni fuori dal comune e visioni che lasciano a bocca aperta, ogni personaggio è alle prese con una terribile lotta interiore tra il senso del dovere e l’amore per ciò che si ha di più caro. Un senso del dovere che però, pian piano, si trasforma in speranza.
Hilary Swank mette in scena magistralmente un personaggio moderno, complesso ed emotivamente sempre al centro di un vortice nel quale si mescolano delicatezza, amore, pianto, rabbia, dolore, speranza e fiducia. E così accade per ogni astronauta, di cui pian piano conosciamo le vite, il passato, i minimi angoli dell’anima.
Ma questa serie dice anche molto sul rapporto tra uomo e spazio, tra passato e progresso tecnologico. Mette in scena il solco che c’è non solo tra la Terra e Marte, ma anche tra l’universo interiore di ogni donna e uomo e tutto ciò che sta intorno. In un continuo gioco di vicinanza e distacco, Away si divide tra eroismo e quotidianità.