La vita davanti a sé è davvero una bella sorpresa per il cinema italiano. Edoardo Ponti e Ugo Chiti riescono nella missione di mettere in scena l’adattamento cinematografico dell’omonimo e celebre romanzo di Emile Ajar (al secolo Romain Gary).
A dire il vero una prima trasposizione de La vita davanti a sé c’era già stata, nel 1977, ed arrivò a vincere l’Oscar come Miglior film straniero nel ’78.
Anche il lavoro di Ponti e Chiti ha avuto un gran successo: premiato ai Nastri d’Argento, ha ottenuto 2 candidature ed una vittoria ai Golden Globes (con la canzone Io Si (Seen) firmata anche da Laura Pausini), tre candidature e una vittoria ai Satellite Awards, 3 candidature a Critics Choice Award.
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La trama
La vita davanti a sé ha per protagonista Madame Rosà (interpretata dalla grande Sophia Loren), un’anziana donna ebrea ex prostituta e sopravvissuta ai campi di concentramento.
Nella Bari vecchia che fa da sfondo alla vicenda, la donna passa le sue giornate prendendosi cura dei bambini in difficoltà, figli delle donne di strada, che accoglie nella sua casa.
Un giorno conosce il piccolo Momò, un ragazzino ribelle di dodici anni di origini senegalesi ormai rimasto orfano, che al mercato la deruba. Il dottor Cohen, che si sta prendendo cura di Momò, lo costringe a riportare la refurtiva alla donna, alla quale propone di prendersi cura del piccolo.
Il rapporto tra il ragazzino e la donna non è subito positivo, viste le distanze di etnia, religione, età. Pian piano però tra i due nascerà uno splendido rapporto e un legame indissolubile grazie al quale riusciranno a superare le difficoltà, la solitudine
La vita davanti a sé – La recensione
La vita davanti a sé è un film che ha molto da dire sull’incontro/scontro tra culture ed etnie diverse, e che mette in scena una convivenza travagliata tra una donna anziana ed un ragazzino, che pian piano si trasforma in un rapporto di fiducia vero, autentico, limpido.
Molte delle fortune di questo film arrivano certamente dall’interpretazione di Sophia Loren, per la quale l’attrice ha ha vinto il Nastro di Platino (riconoscimento del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani).
Nella pellicola diretta da suo figlio, la Loren interpreta Madame Rosà, una figura che tocca il cuore degli spettatori perché capace di lasciarsi leggere nel profondo, tra dolori passati, rabbia, estrema accoglienza dell’altro ed amore per il prossimo. Tutto il film è, d’altra parte, un messaggio d’amore, un invito alla tolleranza e a prendersi cura dei più deboli: potremmo dire quasi una sorta di sogno di civiltà.
Nel rapporto tra l’anziana donna e il ragazzino c’è il desiderio di amare ed essere amati, c’è il contrasto tra il passato ed il presente, tra il vecchio ed il giovane. C’è la delicatezza estrema e la libertà di potersi aprire mettendo a nudo le ferite, i cedimenti fisici e mentali, le proprie radici.
E Sophia Loren si cala alla perfezione anche in quel contesto popolare estremo rappresentato nel film da Bari vecchia, ma che potrebbe essere benissimo qualsiasi altra grande città italiana che conosce la periferia, la distanza tra ricchezza e povertà.
Oltre ad un cast che riesce a supportare la storia (su cui spicca la prima interpretazione di Ibrahima Gueye nei panni di Momò), va sottolineata forse una certa fretta nella costruzione del rapporto tra il ragazzino e la donna, che forse avrebbe meritato minuti di pellicola in più per un film che dura solo 94 minuti.
Ma La vita davanti a sé merita di essere visto e apprezzato, perché è una bella favola che non ha tempo e non ha età, che descrive bene il presente e guarda al futuro con una certa speranza.
Edoardo Ponti
Genere
Drammatico
Anno
2020
Attori
Sophia Loren - Ibrahima Gueye - Renato Carpentieri -
Durata
94 minuti
Paese
Italia