Nel 1972 nasceva a Padova l’International Feminist Collettive: 50 anni dopo l’artista olandese Riet Wijnen dedica Sixteen Conversations on Abstraction (table / table), la sua prima mostra italiana, a una delle donne simbolo del femminismo, Silvia Federici.
Sixteen Conversations on Abstraction (table / table) di Riet Wijnen, A cura di: Andrea Wiarda & Katia Anguelova @Assab One, Milano – Via Privata Assab 1 – 20132 in programma dal 13 febbraio al 19 marzo 2022. Opening: 12.02.2022 dalle ore 16.00 alle 20.00.
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Sixteen Conversations on Abstraction (table / table) – I dettagli dell’esposizione
Nel 1972 veniva fondato a Padova l’International Feminist Collective, all’interno del quale sono nate le campagne per il salario al lavoro domestico. A che punto ci troviamo 50 anni dopo? Il dibattito è ancora attualissimo e lo dimostra l’inaugurazione a Milano, il 12 febbraio, della mostra – per la prima vola in Italia – Sixteen Conversations on Abstraction (table / table), dell’artista olandese Riet Wijnen: l’esposizione sarà dedicata a Silvia Federici, tra le fondatrici del collettivo e figura di primo piano del femminismo mondiale, il cui archivio personale – donato a MayDay Rooms – è parte integrante dell’opera.
L’azione dell’International Feminist Collective, che si concretizzò nella Campagna per il salario al lavoro domestico (SaLDO), era volta a ottenere il riconoscimento del lavoro invisibile svolto dalle donne dentro le loro case, in quanto fondamento essenziale ma nascosto della società, su cui si basano l’accumulazione capitalistica e l’oppressione di genere. Non a caso, ogni novembre da diversi anni le manifestazioni del movimento Non una di meno contro la violenza sulle donne sono accompagnate da uno sciopero dal lavoro domestico. Tema che si fa ancor più centrale, come rilevato dalla stessa Federici, con il lockdown e la pandemia globale, le cui ricadute sulle donne sono state pesantissime in quanto principali responsabili delle mansioni di cura e servizio.
Come ha scritto Federici in Il punto zero della rivoluzione (ombre corte, 2014), “L’immensa mole di lavoro domestico retribuito e non retribuito svolto dalle donne in casa è quello che tiene il mondo in movimento.” (ripreso da Riet Wijnen in: Conversation Four: First Person Moving, 2016)
Ma oggi, con la crescente partecipazione delle donne al mondo del lavoro, ha davvero ancora senso parlare di salario al lavoro domestico? In Italia e in Europa, non solo il gender pay gap – il divario salariale di genere – resta un problema strutturale, ma sulle donne ricadono in media due terzi del lavoro domestico. Il dato è andato peggiorando con la pandemia. Mentre aumentano le ore dedicate alla cura della casa e della famiglia (non per gli uomini), sono moltissime le donne che hanno lasciato il lavoro. Per garantire il funzionamento del nucleo familiare, le donne continuano a mettere da parte la propria autonomia. Il discorso portato avanti dalle femministe negli anni Settanta non è scomparso: va soltanto ricontestualizzato, in relazione a un problema ancora oggi pervasivo.
Su questi temi riflette l’artista olandese Riet Wijnen, per la prima volta in Italia con la mostra Sixteen Conversations on Abstraction (table / table), presentata da Kunstverein Milano. Il progetto, in cui Wijnen indaga la portata storico-sociale del concetto di “astrazione”, fa parte del ciclo di opere intitolato Sixteen Conversations on Abstraction, in corso dal 2015, e mette in luce il metodo d’indagine dell’artista in relazione alle pratiche e alle idee del femminismo come movimento storico ed attuale.
La studiosa, femminista e attivista Silvia Federici compare nell’opera Conversation Four: First Person Moving (2016) come personaggio di una delle conversazioni immaginarie del ciclo espositivo. In linea con la ricerca dell’artista e con il contesto espositivo, la mostra di Milano si concentrerà infatti sulla New York Wages for Housework Campaign e sulla Lotta per il Salario al Lavoro Domestico, SALDO!. In questa occasione saranno disponibili pamphlets, documenti, flyers della stessa Federici – alcuni annotati di sua mano – messi a disposizione da suo archivio della New York Wages for Housework Campaign. Attraverso la finzione della conversazione, Wijnen indaga il potenziale di scenari immaginari come metodo per aprire e mettere in discussione costrutti storici e socio-politici. In questo caso, la sua ricerca si rivolge ai legami tra il femminismo e l’astrazione, come pratiche di costante e laboriosa ricontestualizzazione.
LA MOSTRA
La mostra sarà inaugurata il 12 febbraio 2022 presso lo spazio espositivo dell’Assab One a Milano e sarà visibile fino al 19 marzo 2022 (mercoledì-venerdì dalle 15:00 alle 19:00 / sabato dalle 15:00 alle 19:00 su appuntamento. Opening: 12.02.2022 dalle ore 16.00 alle 20.00).
Mettendo al centro il concetto di astrazione, Wijnen ne esplora la storia, le lacune discorsive e il potenziale narrativo in diversi ambiti, partendo dal primo modernismo nell’arte e spostandosi gradualmente verso le sue implicazioni in campi come la scienza, la filosofia e l’attivismo. Il ciclo si articola in sedici conversazioni fittizie tra figure e soggetti appartenenti a campi e momenti storici diversi, sedici opere successive e una scultura tavolo che funge da diagramma, o partitura, che mappa le connessioni tra i diversi protagonisti e argomenti dei dialoghi.
IL TAVOLO: RIET WIJNEN E SILVIA FEDERICI
In Sixteen Conversations on Abstraction (table / table) Wijnen impiega diversi media e formati – sculture, stampe su legno, dialoghi immaginari, testi e ‘type design’ – e include nuove produzioni, tra cui il tavolo progettato per condividere la documentazione di The NY Wages For Housework collective donato da Silvia Federci a MayDay Rooms di Londra, gentilmente dato in prestito per la mostra, esplorando così, attraverso la chiave di lettura dell’astrattismo, la storia dell’impegno femminista della nota attivista e studiosa.
La scelta del tavolo, che gioca un ruolo centrale nel progetto e che rimanda all’opera precedente di Wijnen, getta un ponte con il lavoro portato avanti da Federici stessa. Cuore di ogni ambiente domestico, il tavolo è il luogo attorno al quale i ruoli sociali e le relazioni di genere vengono espressi, compresi e trasmessi da una generazione all’altra. Ma è anche, come riflette Silvia Federici, lo spazio in cui vengono concepiti, discussi e animati i momenti di trasformazione della società. Attraverso la sua riproposizione, Wijnen cerca a sua volta di stabilire una connessione con la storia dei movimenti femministi della seconda ondata che ebbero inizio nel nord Italia.
Riet Wijnen (1988, Venray, NL., vive ad Amsterdam) nella sua pratica utilizza scultura e fotogrammi, lavora attraverso testi, xilografie e, più recentemente, type design. Il suo interesse è orientato alle storie incomplete dell’astrazione, ai messaggi racchiusi nel loro vasto contenuto che
potremmo non conoscere ancora. Wijnen esplora l’astrazione attraverso lo sguardo dei protagonisti del passato e del presente. Ospitando artisti modernisti, scienziati, filosofi, pedagoghi e attivisti in conversazioni fittizie e sculture, per ripensare storie e narrazioni, per immaginare il futuro, Wijnen ne esplora percezione, linguaggio e strutture organizzative. Questa ricerca confluisce nel ciclo “Sixteen Conversations on Abstraction” (2015— in corso) e in pubblicazioni relative al linguaggio e alle biografie di donne moderniste che diventano fonte d’ispirazione per la sua pratica, pur funzionando in modo indipendente, come Saloua Raouda Choucair (2022), Homophone Dictionary (2019), Grace Crowley (2019), Abstraction Création: Art non-figuratif (ristampa e traduzione) (2014) e Marlow Moss (2013). Fra le mostre personali: Manifold Books, Amsterdam (2019); Lumen Travo, Amsterdam (2018); P/////AKT, Amsterdam (2016) e Dolores, Ellen de Bruijne Projects, Amsterdam (2015). È stata residente alla Rijksakademie van beeldende kunsten (2017-18) e ha partecipato a mostre collettive presso, tra gli altri, SculptureCenter, New York; 21st Biennale of Sidney, Australia; John Hansard Gallery, Southampton; The Center for Contemporary Art & Culture at PNCA, Portland; Casco Art Institute: Working for the Commonsis, Utrecht e Index – The Swedish Contemporary Art Foundation, Stoccolma. Wijnen insegna nel dipartimento di Graphic Design e TXT della Gerrit Rietveld Academie, Amsterdam e nel 2022 è residente al Van Doesburghuis di Parigi e al Sundaymorning @ekwc di Oisterwijk, NL.
Kunstverein (Milano) è un ufficio curatoriale nato nel 2010 e si occupa di ricerca e produzione d’arte contemporanea. Fa parte di una rete internazionale di “Kunstvereins in franchise” con sede ad Amsterdam e Toronto ed è diretto da Katia Anguelova, Alessandra Poggianti e Andrea Wiarda. www.kunstverein.it
La mostra è organizzata con il contributo di Mondriaan Fund e con il supporto del Consolato Generale dei Paesi Bassi a Milano e ASSAB ONE per le arti contemporanee.
Si ringrazia MayDayRooms per la collaborazione e il prezioso prestito dei materiali d’archivio di The New York Wages for Housework Campaign, di Silvia Federici.
Per maggiori Info: https://kunstverein.it/progetti/conversations-on-abstraction-table-table
Opening: 12.02. 2022 (dalle ore 16.00 – 20.00). La mostra sarà visibile dal 13.02 al 19.03.2022
(mercoledì-venerdì dalle 15:00 alle 19:00 / sabato dalle 15:00 alle 19:00 su appuntamento)
Accesso con tessera Assab One 2022 (€10) e Super Green Pass.