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Storia e intrattenimento: i personaggi più famosi amanti del gioco

La storia dell’uomo è sempre stata legata a doppio filo con quella del gioco. Le civiltà antiche dedicavano moltissimo spazio all’intrattenimento e al divertimento e popoli come gli Antichi Romani arrivarono anche a istituzionalizzarlo. Ma nel corso delle epoche ci sono alcuni famosissimi personaggi passati alla storia non solo per le proprie opere di intelletto, ma anche per il loro amore per carte, casinò e affini. È arrivato il momento di scoprire i più importanti e le loro più grandi passioni.

Probabilmente non avevano idea di come sarebbero stati i siti di gaming odierni, ma gli Antichi Greci e gli Antichi Romani erano grandi amanti del gioco. I primi trasformarono il gioco in competizione e dettero vita ai Giochi Olimpici. I secondi fecero anche di più.

Basti pensare che il celebre Giulio Cesare era solito partecipare ai giochi organizzati nella settimana dei Saturnalia e la sua stessa frase più famosa “il dado è tratto” deriva proprio dalla sua passione per i giochi.

E Cesare non è stato l’unico. Dopo di lui sono passate agli annali la passione di Augusto per Alea (uno degli antenati del moderno backgammon), la scelta di Claudio di farsi costruire un tavolo mobile per giocare a dadi durante gli spostamenti e l’amore di Nerone per sport, giochi e scommesse di ogni tipo.

Nel medioevo fu invece Lorenzo de’Medici ad abbinare impegno politico, mecenatismo culturale e amore per i giochi. Oltre a essere un importante uomo di stato, il Signore di Firenze fu anche un innovatore del campo, inventò alcuni giochi di carte e molti altri li celebrò nei suoi numerosi scritti.

Non mancano celebri giocatori anche nell’epoca dell’Illuminismo. Voltaire, uno dei maggiori esponenti della corrente, e una delle menti più brillanti del 1700, era un grandissimo appassionato di varie discipline: lotterie e giochi di carte come il faro furono le sue passioni principali. Insieme al biribisso, un’antica versione della roulette senza ruota ma con i numeri estratti come si fa con la moderna tombola.

In quegli stessi anni si aggirava in Italia un altro personaggio celebre per la sua vita sopra le righe e per la sua passione per le donne: Giacomo Casanova. In pochi però, sanno che Casanova era anche un celebre giocatore. Il veneziano era un grande amante del faro e grazie al suo fascino era solito attirare ricche signore a cui faceva pagare i suoi debiti di gioco.

Anche alcuni dei primi Presidenti degli Stati Uniti d’America erano grandi appassionati di giochi. George Washington era un giocatore costante e meticoloso: annotava in un piccolo quaderno le vittorie e le sconfitte nelle partite di carte. Una passione condivisa con Thomas Jefferson, famoso per aver giocato anche durante la scrittura della Dichiarazione d’Indipendenza e per il suo resoconto dettagliato dei risultati ottenuti a discipline come il testa o croce, il backgammon e le lotterie.

Attraversiamo di nuovo l’Oceano Atlantico per parlare di altre due celebrità che hanno legato la propria storia all’intrattenimento. La prima è la scrittrice britannica Jane Austin. Famosa per romanzi come “Orgoglio e Pregiudizio” e “Ragione e Sentimento”, la letterata era solita riempire le sue opere di riferimenti a giochi come la lotteria, la quadriglia e il vingt-un, antenato del moderno blackjack.

Proprio il vingt-un è stato la passione di uno dei più grandi imperatori della storia: Napoleone Bonaparte. Il condottiero francese amava talmente tanto il gioco da riutilizzarne le strategie ludiche per organizzare le battaglie sul campo. Ma non solo. Nel corso del suo regno finanziò le sale da gioco transalpine e promosse con forza la diffusione del vingt-un.

Il gioco era particolarmente apprezzato anche nell’est europeo, e in particolar modo nei circoli letterari della Russia. Alexander Pushkin è passato alla storia per aver dato alle stampe il racconto “La Dama di Picche” in cui il gioco è trattato sia in senso stretto che metaforico. C’è anche chi ha scelto di dedicare un intero romanzo ai personaggi che si possono trovare davanti a un tavolo verde. Stiamo parlando di Fedor Dostoevskij e del suo il “Giocatore”, ambientato nei casinò di Baden-Baden.

Lev Tolstoj ebbe una storia molto particolare con il gioco che si intreccia alla vita personale. Lo scrittore si arruolò infatti nell’esercito del suo Paese per sfuggire ai debiti accumulati giocando a biliardo contro il suo editore. La fuga durò poco e il letterato saldò le perdite consegnando “I Cosacchi” a titolo di risarcimento. Ultimo russo noto per la passione per il gioco fu Ivan Turgenev. Una passione tanto radicata la sua, da fornirgli l’ispirazione per “Fumo”, il libro sulle sale da gioco di Baden Baden.

Tra i giocatori più famosi a cavallo tra 1800 e 1900 impossibile non citare Edoardo VII Principe di Galles. Il re del Regno Unito era un grande appassionato di casinò e sono ben documentate le sue visite alla sala da gioco di Montecarlo. Per non farsi riconoscere usava il nome di “Barone di Renfrew”.

Grandissimo l’amore per il gioco anche di uno dei personaggi simboli del secolo scorso: Winston Churchill. Il leggendario politico inglese era un grande amante del rischio ed era un giocatore di poker, mah jong e pinnacolo. Una sua partita di poker è addirittura passata alla storia. Quella che lo vide di fronte al presidente statunitense Truman e al suo staff.

Proprio tra i Presidenti degli Stati Uniti il poker era uno sport estremamente diffuso. Oltre a Truman sono stati giocatori Warren Harding, famoso per il suo doppio torneo settimanale, e Franklin D. Roosevelt che organizzava partite di stud low stake a ridosso dell’ultima notte di lavori delle sedute del Congresso. Negli ultimi anni il poker ha conosciuto un grande successo dovuto sia al maggiore accesso degli utenti ad attività d’intrattenimento sia alla sua fama in ascesa a livello socio-culturale.

Dwight Eisenhower e Richard Nixon riuscirono a sfruttare la loro abilità come pokeristi per raggiungere traguardi personali e professionali. Leggenda narra che Eisenhower usò le sue vittorie al tavolo per corteggiare la futura compagna Mamie. Nixon, invece, imparò a giocare durante gli anni di servizio militare e divenne estremamente abile in poco tempo. Si dice che i finanziamenti per la sua prima campagna elettorale per la Camera dei Deputati venissero proprio dai successi ottenuti al gioco.

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