Turandot

Turandot: nessun dorma. Una versione originale celebra il centenario pucciniano con una Turandot protofemminista

Il 3 agosto allo Sferisterio è andata in scena la terza replica della recita pucciniana Turandot, dramma lirico in tre atti e cinque quadri su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni.

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Il 60° Festival di Macerata presenta una produzione che conquista per atmosfera, magia, luci, proiezioni e canto. Turandot abbraccia il pubblico e suscita dibattito.

La regia di Paco Azorín rilegge la storia di Turandot, celebrando l’ultimo titolo incompiuto di Giacomo Puccini: a metà del terzo atto, subito dopo l’ultima pagina completata dal compositore lucchese, dichiarando al pubblico: «Qui Giacomo Puccini morì».

La Turandot al Macerata Opera Festival 2024

La scenografia, ispirata all’architettura cinese di colore rosso crea un’atmosfera suggestiva e orientale, mentre i costumi di Ulises Mérida sottolineano le differenze sociali tra i personaggi, chi fa parte del popolo (i rifugiati, i clandestini, gli esuli) e lavora senza sosta nelle risaie è vestito con i colori dell’acqua, mentre i potenti hanno il colore del rosso, del bruno e dell’oro.

Le proiezioni affidate a Pedro Chamizo, trasformano il fondale dello Sferisterio in uno schermo fluttuante di immagini evocative accompagnando lo svolgimento delle scene,  generando un ambiente onirico e surreale: quasi magia.

La direzione musicale di Francesco Ivan Ciampa è attenta e dettagliata della partitura pucciniana. Il direttore privilegia un’interpretazione lenta e meditativa, elevando la ricchezza armonica e la bellezza melodica dell’intera opera.

Olga Maslova è Turandot che con voce potente avvolge l’intera arena con la sua alterigia e la sua instabilità. La principessa della Cina, nonché figlia dell’imperatore di Pechino Altoum (Christian Collia) si contrappone alla toccante struggente Liù interpretata magnificamente dalla bravissima Ruth Iniesta che commuove il pubblico. Liù è poesia. Il suo gesto è sacrificio d’amore.

Angelo Villari nel ruolo di Calaf (Il principe ignoto) mostra una voce solida e un’intonazione sicura, mentre le tre maschere, Ping, Pang e Pong, offrono un’interpretazione tra opera buffa e impegno vocale ben calibrato, alleggerendo la tensione drammatica dell’opera, senza mai scadere in caricatura.

Turandot 1

Un’opera che affascina e commuove

Il coro, ben preparato da Martino Faggiani, dimostra una grande precisione e omogeneità, contribuendo a creare un’atmosfera suggestiva. Turandot affascina e commuove. La nuova interpretazione del capolavoro pucciniano nel centenario dalla morte del compositore offre una lettura moderna e originale, con un finale controverso, contravvenendo al primo tentativo di finale lungo dell’Alfano, al secondo più breve su taglio di Toscanini e a quello più recente e tormentato di Luciano Berio.

O sole! Vita! Eternità! risplende come Luna l’aria finale spiazzando ed emozionando il pubblico stesso, dopo la “poesia”, dopo che tutto sembra finito, e invece no … Un gesto inconsueto, fuori dalle regole. Questo contrordine registra sicuramente una regia innovativa, complessa e coraggiosa amplificata anche dalle performance vocali eccellenti e un coro struggente che hanno reso la rappresentazione un’esperienza indimenticabile.

Turandot appare e compare in una versione inedita, capo di un esercito di donne guerriere, con il suo odio verso gli uomini, una proto-femminista dichiara lo stesso Azorín.

Nessun dorma: affinché l’amore sia forza per resistere e lo spettacolo possa continuare. Nulla finisce quando le luci si spengono … Luce del mondo è amore!

Foto: Luna Simoncini

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diGiorgio Cipolletta

Artista e perfomer italiano, studioso di estetica dei nuovi media. Dopo una laurea in Editoria e comunicazione multimediale, nel 2012 ho conseguito un dottorato di ricerca in Teoria dell’Informazione e della Comunicazione. Attualmente sono professore a contratto per corso di Fotografia e nuove tecnologie visuali presso Unimc. La mia prima pubblicazione è una raccolta di poesie “L’ombra che resta dietro di noi”, per la quale ho ricevuto diversi riconoscimenti in Italia. Nel 2014 ho pubblicato il mio primo saggio Passages metrocorporei. Il corpo-dispositivo per un’estetica della transizione, eum, Macerata. Attualmente sono vicepresidente di CrASh e collaboro con diverse testate editoriali italiane e straniere. Amo leggere, cucinare e viaggiare in modo “indisiciplinato” e sempre alla ricerca del dono dell'ubiquità.