La Bohème

La Bohème plaude. La regia di Leo Muscato si conferma innovativa e “rivoluzionaria”

Il 7 agosto in occasione del MOF 2024 è andata in scena la terza replica della recita de La Bohème. 

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L’opera in quattro “quadri” di Giacomo Puccini su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica ispirato al romanzo di Henri Murger Scene della vita di Bohème viene rappresentata per la prima volta nel 1896 al Teatro Regio di Torino.

La Bohème al Macerata Opera Festival

La Bohème torna allo Sferisterio per la terza volta, dopo il debutto nel 2012 con la regia di Francesco Michel e nel 2017 con Leo Muscato (vincitore dell XXXII premio Abbiati), quest’anno replica la direzione autentica del regista di Martina Franca narrando le vicende liete e tragiche dei giovani parigini, trasportandoli nel contesto del ‘68 francese.

L’allestimento ambientato negli anni Sessanta dona all’opera freschezza senza snaturarne l’essenza e sottolineando l’attualità dei temi pucciniani: la precarietà del lavoro, la ricerca di un’identità e il desiderio di libertà.  La messa in scena, sostanzialmente immutata rispetto alle precedenti riprese, viene gestita in modo eccellente dalla collaboratrice di lunga data di Muscato, Alessandra De Angelis. Le scene sono di Federica Parolini con i coloratissimi costumi di Silvia Aymonino che contribuiscono in modo significato alla bellezza dell’allestimento, una botola permette l’accesso alla soffitta che dà vita al primo quadro. Quattro giovani amici – il poeta Rodolfo (Valerio Borgioni),  il pittore Marcello (Mario Cassi), il musicista Schaunard (Vincenzo Nizzardo) e il filosofo Colline (Riccardo Fassi) – conducono una vita di bohème. Qui fa l’apparizione per la prima volta Mimì (Mariangela Sicilia), che abita nello stesso edificio e chiede aiuto per una candela spenta.

Dal secondo al quarto quadro troviamo il caffè Momus con arredi zebrati e atmosfere psichedeliche, la barriera d’Enfer come una fonderia inquinante causa della tisi di Mimì, e la soffitta spoglia al quarto quadro, tutto contribuisce a trasmettere l’atmosfera e la narrativa di quest’opera. La produzione richiede una presenza scenica di qualità assoluta, Valerio Borgioni rappresenta un Rodolfo ideale con una voce appassionante e vibrante, la bravissima soprano Mariangela Sicilia offre una performance perfetta nel suo canto. Daniela Cappiello rende Musetta carnale e tecnicamente sicura, mentre Mario Cassi dimostra esperienza e sicurezza con il suo bel timbro baritonale, come così Riccardo Fassi che gestisce in maniera superlativa il suo tour de force nei ruoli principali delle tre opere del MOF 2024 in cartellone (Norma, Turandot, La Bohème). Vincenzo Nizzardo ci offre una interpretazione deliziosa di Schaunard nei panni di un  chitarrista rock.

La Bohème

Tutti i colori pucciniani

La direzione di Valerio Galli a cui è stata affidata La Bohème per le celebrazioni pucciniane dello Sferisterio conferma la sua affinità con il compositore lucchese (Master Musicians di ogni tempo secondo Julian Budden) e con sapienza musicale mette in luce tutti i colori della partitura pucciniana, offrendo una lettura elegante e intensa. Il Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini” e i Pueri Cantores “D. Zamberletti” precisi nelle loro performance e ben preparati rispettivamente dal Maestro Martino Faggiani e da Gian Luca Paolucci.

La Bohème dimostra essere un’opera corale sposando una regia sensibile alle ragioni del teatro romantico e naturalista, con una direzione musicale attenta ed equilibrata. Il cast, il coro e l’orchestra contribuiscono sicuramente a una serata di grande successo. Il registro drammatico insieme ad uno spirito “sessantottino” mantiene allo stesso tempo il senso di spaesamento e inquietudine giovanile confermando la regia di Moscato innovativa con un registro interpretativo contemporaneo e un linguaggio diverso, disvelando così la profondità teatrale del Maestro Puccini. Il pubblico entra spiando dal buco della serratura fin dentro lo spettacolo e plaudendo con “presa di coscienza”.

Foto: Luna Simoncini

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diGiorgio Cipolletta

Artista e perfomer italiano, studioso di estetica dei nuovi media. Dopo una laurea in Editoria e comunicazione multimediale, nel 2012 ho conseguito un dottorato di ricerca in Teoria dell’Informazione e della Comunicazione. Attualmente sono professore a contratto per corso di Fotografia e nuove tecnologie visuali presso Unimc. La mia prima pubblicazione è una raccolta di poesie “L’ombra che resta dietro di noi”, per la quale ho ricevuto diversi riconoscimenti in Italia. Nel 2014 ho pubblicato il mio primo saggio Passages metrocorporei. Il corpo-dispositivo per un’estetica della transizione, eum, Macerata. Attualmente sono vicepresidente di CrASh e collaboro con diverse testate editoriali italiane e straniere. Amo leggere, cucinare e viaggiare in modo “indisiciplinato” e sempre alla ricerca del dono dell'ubiquità.